L’educazione diffusa, malgrado le brutte copie, gli epigoni sparsi, le “scuole diffuse” le scuole dituttodipiù, il bricolage pedagogico e didattico a gogo, i portali educativi ipereclettici profusi e confusi, va avanti in quanto a formazione, scritture, esperimenti più o meno carbonari e la costruzione di una rete tesa a cambiare radicalmente, sottilmente e dal basso la società. La presentazione in corso del Sistema dell’educazione diffusa dovrebbe preludere ad una diffusione delle prove sul campo del “sistema” o di alcuni suoi distillati, magari a partire da settembre. Noi siamo a disposizione per qualsiasi aiuto e supporto e invitiamo coloro che si volessero coraggiosamente mettersi alla prova, per ora contemporaneamente fuori e, se possibile, dentro la scuola istituzionale, ad aderire alla rete proposta nel nostro portale educazionediffusa.net per unirsi in uno sforzo comune di cambiamento radicale che partendo dall’educazione si estenderebbe alla società tutta, alla politica, ai diritti, alla tutela della natura e ad una diversa visione del mondo.

La scuola pubblica, ora non più pubblica pare, ma solo meritocratica, è caduta in mano alla reazione di estrema destra (il peggio infatti non è mai morto) che oltre a mettere paletti antidemocratici su diritti e libertà di insegnamento, potrebbe precludere più di oggi l’autonomia e la libertà di sperimentare in campo educativo e rafforzare i legami con la vita reale, i territori e la politica che è anch’essa un diritto in educazione.

Mantenendo ed esasperando le idee mercantili mai abbandonate neppure dalle finte sinistre dei precedenti governi l'”istruzione” sta peggiorando la sua connotazione di orribile fiera che esalta al contempo certe forme speculative parentali, sofistiche, spiritiste e occultiste, insieme alle statali concesse di fatto al privato in una esasperazione di liberalizzazione educativa. 

L’idea, che solo a prima vista parrebbe un po’ utopistica, è quella di costruire percorsi autonomi, dal basso sia dentro che fuori dalla cosiddetta scuola pubblica (come ad esempio la scuola degli Elfi di Cagliari, o quella dell’Officina del fare e del sapere di Gubbio ) pronti un giorno a rifondare insieme una società educante, in forma di vera cooperazione sociale diffusa e numerosa. Una immensa rete carbonara dell’educazione che farebbe tanti splendidi virtuosi danni alla pedagogia imperante !!

Tutto ciò che si prefigura, nell’attuazione del progetto di educazione diffusa, si realizza allora in autonomia nella società, senza alcuna iniziale implicazione statale ma con una forte connotazione collettiva. I costi in un’ accezione di mutuo soccorso non sarebbero poi tanto superiori a quelli che ahinoi le famiglie comunque sopportano nel complesso per la scuola pubblica (trasporti, contributi, libri e sussidi, attrezzature, tasse più o meno dirette…) mentre una rete di luoghi scelti ad hoc, insieme a tempi e modi radicalmente diversi, riuscirebbero anche a distribuire e ridurre gli investimenti che oggi gravano sull’edilizia e l’organizzazione scolastica fatta di burocrazie, ruderi e gabbie dorate.

Si prosegue nell’idea di educazione diffusa avviando quando e dove possibile, approfittando anche degli spazi ancora fruibili della normativa, il percorso esplicitato nel volume di Paolo Mottana “Il sistema dell’educazione diffusa” pubblicato per Dissensi Edizioni. Insegnanti, mentori, esperti e risorse materiali insieme ad amministrazioni coraggiose sarebbero ben coinvolti in un’ampia accezione cooperativa.

Parallelamente continuerebbe la formazione destinata a docenti, associazioni, amministratori locali, per proseguire, comunque e malgrado tutto, l’azione di virtuosa infiltrazione con esperimenti estemporanei o sperimentazioni formali negli ambiti educativi pubblici possibili e praticabili. L’educazione diffusa avviata in forma cooperativa non sarebbe così il rimedio ad una eventuale preclusione di fatto della scuola pubblica a qualsiasi radicale innovazione che sappiamo invece quanto mai urgente, da tempo? Mai come ora non sarebbe indispensabile unire le energie che operano di fatto in una direzione compatibile con l’idea di educazione diffusa? In tempi migliori si potrebbe pensare di far rientrare nel pubblico statale ,ormai svuotato a causa del nuovo classismo , il percorso così sperimentalmente collaudato e provato sul campo, da una nuova rete di esperienze impegnate in questa sottile rivoluzione in campo educativo. Al tempo stesso si manterranno ed aumenteranno quelle esperienze che dovessero ancora  «passare » nel pubblico disobbediente o distratto. Una strada lunga ma forse per certi aspetti, di questi tempi ,obbligata seppure sicuramente più appassionante nella sua caratteristica di sottile sommossa educativa, quasi un ’68 in revival per aprire diffusamente occhi e menti non solo di bambini e ragazzi. Chi aderì e continua ad aderire anche con i fatti al Manifesto dell’educazione diffusa non potrebbe coinvolgersi in questa proposta in modo attivo a partire dai propri luoghi? 

È già aperto il nuovo portale della Città educante e dell’Educazione diffusa dove si raccoglieranno tutte le esperienze più affini e omogenee al nostro Manifesto in una pagina ad hoc: https://educazionediffusa.net/esperienze-diffuse/

L’invito a chi volesse partecipare o proporre iniziative e seminari di formazione è già partito. Collegatevi alla pagina oppure scrivete a redazione@educazionediffusa.net.

Intanto sono programmate iniziative di formazione e presentazione del nuovo libro di Paolo Mottana in giro per l’Italia.

Giuseppe Campagnoli Agosto 2023

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