Si continuano a costruire brutti e chiusi edifici scolastici, le città peggiorano a vista d‘occhio e sono ormai solo squallide e invivibili periferie insieme a centri storici terziarizzati e in mano agli speculatori turistici e non solo. Resistono le aule, i voti, gli esami, la violenza cresce e i docenti sono ormai diventati dei badanti quando non dei secondini. Le poche isole felici provano progetti effimeri ed inutili, comunque digeribili dalla restaurazione.

La reale percezione che rileviamo spesso dell’educazione diffusa consolida l’ idea che, a fronte della restaurazione prepotente in campo scolastico l’innovazione, assai confusa, refusa, profusa e rinfusa, si occupa in genere del concetto di cura ed elemosina palliative piuttosto che di quello di collettiva spinta ad una radicale e decisa, seppure lenta, mutazione.

Molti pedagogisti, insegnanti, giornalisti, gruppi di “innovazione” ahinoi in fondo nonostante le dissimulazioni progressiste restano di fatto così “battezzati” per una scuola al massimo riformata. E pure molti sedicenti movimenti innovatori, sono ancora permeati da dogmi più o meno liberali, dagli spiritismi vari, dagli esoterismi e misticismi di ogni sorta o da conservatorismi più o meno palesi come da massimalismi di altre epoche.Così non si andrà da nessuna parte. Sarà un caso che nessuna eminente rivista scientifica italiana in campo pedagogico ci ha mai ospitati con un saggio o uno studio? Troppo libertari, libertini e troppo laici? Troppo critici verso il mercato, il lavoro, il merito? Fatta eccezione per l’università di Macerata che ora pare si sia, non tanto sorprendentemente, visti i tempi e i venti di restaurazione, prudentemente allontanata, mi risulta che solo nella Francia realmente laica abbiamo trovato un certo spazio vero in una delle più prestigiose riviste: Le Télémaque che vi riproponiamo qui sotto con il saggio che riassume la storia e i principi dell‘educazione diffusa.

Prima di riprendere a pieno il lavoro da carbonari per promuovere l’educazione diffusa, mi sento quasi costretto ad intensificare l’impegno, che sarà anche quello della nostra nascente associazione, ad individuare e magari convincere i falsi ammiratori dell’educazione diffusa, gli epigoni pro domo sua, i politicamente corretti del non solo ma anche, estremamente attivi anche in questi anni dalla comparsa sulla scena del Manifesto dell’educazione. La politica dei voti, le religioni scolastiche variegate e non solo sublimine, la pedagogia con due G, i mezzibusti pontificanti di educazione, istruzione, formazione, merito, vogliono la scuola così come è sempre stata o forse anche peggio. Sappiamo bene come, nella sua essenza di controllo, discipline, saperi confezionati, gare, premi, diplomi, lavoro…Dal lontano 2017 troppo spesso come invano abbiamo dovuto mettere tanti puntini sulle ” i”. Per facilitare chi condividerà (ci sono già e sono anche geniali!) il nostro arduo percorso e consentire loro di partecipare consapevolmente alla rete dell’educazione diffusa in costruzione offriamo l‘opportunità di iscriversi all‘Associazione dell‘educazione diffusa e della città educante.

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Continueremo ostinatamente per la nostra strada anche se non vedremo probabilmente a breve la meta ma solo tante piccole tappe mentre dovremo farci largo tra i rovi e lasciarceli tutti alle spalle come misere finzioni di cambiamento oppure imparare a muoversi dentro per raccogliere le rare more. In qualche caso dovremo anche combattere per far capire che quelle strade portano al nulla o al monopolio definitivo dei poteri piccoli e grandi, occulti, subdoli o palesi. Ma la musica dell‘educazione diffusa si sta espandendo.

Utile riproporre l‘origine dell‘educazione diffusa, quella del nostro Manifesto che paradossalmente proprio molti dei tanti epigoni pro domo sua o innovatori fantasma avevano sottoscritto impegnandosi a promuoverne e provarne le idee! Ripercorriamo l’elenco delle adesioni alla fine del testo nella parte delle adesioni. Avremo tante sorprese.

27 Ottobre 2023

Giuseppe Campagnoli

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